Coltivazioni O.G.M.


Non nascondo che le dichiarate opportunità

 

associate all'utilizzo degli Organismi

 

Geneticamente Modificati, fino a qualche anno

 

addietro mi avevano affascinato. Prima di tutto

 

perchè si trattava di una nuova frontiera del

 

progresso umano e poi perchè aprivano tante possibilita di

miglioramento in agricoltura:

  • piante resistenti alle malattie (si trattava di evitare i trattamenti con pesticidi)
  • facilità di controllo delle erbe infestanti
  • resistenza delle piante alla siccità
  • maggiore produzione
  • ottenimento di varietà in grado di soddisfare ogni esigenza del mercato
  • ottenimento di piante adattabili ad ogni situazione pedo-climatica

Sembrava proprio che si potessero risolvere i maggiori problemi mondiali dell'agricoltura e dell'ambiente.

 

Ma è proprio vero tutto questo?

La questione OGM si e OGM no, è stata molto combattuta senza giungere mai ad una conclusione definitiva.

 

Molte fonti di informazione scientifica dichiarano che non vi sono “rischi accertati” per il consumo di alimenti OGM.

 

Tuttavia vi sono dei forti dubbi a proposito delle ricerche e delle sperimentazioni che sono state fatte nonchè della corretta diffusione delle informazioni.

 

Si sostiene da diverse fonti che le ricerche sulla sicurezza non sono sufficienti e che quelle che sono state effettuate erano commissionate e orientate dai grandi gruppi impegnati nei progetti di ingegneria genetica.

 

Si sostiene altresì che i rapporti sugli esiti delle ricerche, in diversi casi, siano stati aggiustati o addirittura manipolati.

 

Vi sono poi numerosi studi che proverebbero degli effetti dannosi collegabili al consumo di alimenti OGM e altri che smentirebbero le dichiarate capacità delle coltivazioni OGM di portare maggior reddito agli agricoltori e aumentare le risorse alimentari del pianeta.

 

La normativa UE e Italiana

Il nuovo contesto normativo, basato sul principio della precauzione, è oggi composto dalla Direttiva 2001/18/CE che, sostituendo la 90/220/CEE, riscrive le regole base per l'approvazione di un nuovo organismo OGM; sono due i Regolamenti (1829 e 1830/2003/CE) che normano l'autorizzazione e l'etichettatura/tracciabilità degli alimenti e dei mangimi (food & feed) costituiti o derivati da OGM; vi è poi la Raccomandazione 556/2003 che indica le linee guida sulla coesistenza tra colture OGM e convenzionali, a cui le norme nazionali e regionali dovrebbero allinearsi. 

 

Il Regolamento 1829/2003, definisce la procedura comunitaria per ottenere l'autorizzazione alla coltivazione di piante geneticamente modificate destinate all'alimentazione umana o animale.

 

Dal momento dell'entrata in vigore del regolamento, un tipo di barbabietola da zucchero, quattro tipi di soia, tre tipi di colza oleaginosa, sei prodotti a base di cotone e 26 a base di mais OGM sono state autorizzate per la produzione di alimenti e/o mangimi.

 

In tutti questi casi la maggioranza per l'approvazione non è stata raggiunta né nel Comitato di esperti né nel Consiglio, e l'autorizzazione è stata data dalla Commissione, sulla base del parere positivo espresso dall'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).

 

I test dell'EFSA prevedono l’utilizzo di 40 topi per 90 giorni di sperimentazione e come se non bastasse sono condotti esclusivamente da ricercatori stipendiati dalle tre multinazionali del transgenico (nota di colore: questi test furono sviluppati da una persona che oggi dirige il marketing di Syngenta, una delle tre grandi multinazionali).  

 

In Italia, nel 2003, un primo progetto di legge che avrebbe dovuto introdurre standard restrittivi superiori a quelli UE fu bloccato a seguito di pressioni statunitensi preoccupate dell'effetto che avrebbe avuto sulle esportazioni americane di sementi.

 

Il 29 novembre 2004 venne infine approvato il decreto-legge n.279/2004 (divenuto poi Legge n.5/2005); l'impianto prevedeva la parità tra i diversi tipi di agricoltura, demandando alle regioni e alle province autonome l'approvazione di un "piano di coesistenza", al fine di prevenire la commistione fra colture transgeniche e non.

 

Tuttavia, dopo una indagine avviata da un ricorso da parte della Regione Marche, il decreto è stato dichiarato parzialmente incostituzionale.

 

In futuro pertanto le norme di coesistenza potranno variare significativamente da regione a regione: infatti, nonostante nessuna regione possa vietare la coltivazione di OGM poiché contravverrebbe alla normativa Europea, l'imposizione di norme di coesistenza più o meno rigide potrebbe rendere difficile l'instaurarsi di colture transgeniche sul territorio.

 

Al momento 13 regioni italiane hanno comunque predisposto delle norme che di fatto impediscono la coltivazione di OGM sul loro territorio.

 

Va notato tuttavia che, anche se attualmente non ci sono colture OGM in Italia (se non a livello sperimentale), non significa che siamo un Paese “OGM free”.

 

Infatti la gran parte dei mangimi utilizzati negli allevamenti italiani (esclusi gli allevamenti biologici) è prodotta a partire da soia e mais geneticamente modificati importati da Stati Uniti, Canada e America Latina.

 

L'Italia infatti produce solo l'8% della soia di cui necessita.

 

Il 12 Giugno 2007 il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione Europea ha approvato il nuovo regolamento per i prodotti biologici che ammette una soglia di tolleranza per eventuali contaminazioni OGM fino allo 0,9%, senza l’obbligo di dichiararlo in etichetta, come già previsto dal 2003 per i prodotti convenzionali.

 

Il nuovo regolamento è in vigore dal 1 gennaio 2009. Gli alimenti biologici possono dunque continuare ad essere etichettati come tali anche se contaminati (max 0,9%) da materiale transgenico.

 

 

Le coltivazioni OGM nel mondo

Tra il 1997 e il 2010, la superficie totale dei terreni coltivati a OGM è aumentata di un fattore 87, da 4,2 milioni di ettari a 365 milioni di ettari. Il 10% delle terre coltivabili del mondo sono adibite a colture geneticamente modificate (dati riferiti all'anno 2010).

 

Sebbene la maggior parte delle colture OGM siano localizzate in America del Nord, negli ultimi anni c'è stata una rapida crescita della superficie seminata nei paesi in via di sviluppo.

 

Nei 29 paesi in tutto il mondo dove si coltivano OGM, nel 2010 vi è stato un aumento di circa 15,4 milioni di agricoltori che hanno messo a coltura piante OGM.

 

Negli Stati Uniti, nel 2009/2010, il 93% della soia, il 93% del cotone, l'86% del mais e il 95% della barbabietola da zucchero sono stati coltivati con varietà geneticamente modificate.

  

Gli OGM già coltivati o autorizzati nella UE

Una varietà di mais GM,–MON 810–, è coltivata a fini commerciali nell'UE. La mutazione genetica subita intende proteggere il prodotto da un parassita nocivo, la piralide del granturco europea. L'autorizzazione risale al 1998.

 

Una patata da fecola geneticamente modificata, conosciuta con il nome di "Amflora", è stata autorizzata alla coltura e alla lavorazione industriale il 2 marzo 2010. Questa patata da fecola ha aumentato il tenore di amido all'amilopectina. La fecola è destinata a usi industriali come la produzione della carta.

 

Quali piante geneticamente modificate sono autorizzate nell'UE nei mangimi e/o generi alimentari?

 

Oltre alla coltura, il collocamento sul mercato europeo degli OGM e l'impiego dei loro prodotti derivati nella catena alimentare umana e animale sono sottoposti ad un'autorizzazione a livello UE.

 

Finora l'elenco degli OGM autorizzati per questi usi comprende anche: un tipo di barbabietola da zucchero, quattro tipi di soia, tre tipi di colza oleaginosa, sei prodotti a base di cotone e 26 varietà di mais. Molti altri sono in corso di approvazione.

 

Come viene creato un organismo OGM

Le industrie del biotech danno un'immagine semplice del processo per la creazione di un OGM. Ci dicono che viene preso un gene di una determinata specie , lo si inserisce in un'altra e l'unica cosa di diverso è la produzione di particolari, benefiche proteine che ne modificano alcune caratteristiche originarie.

 

Questo è molto lontano dalla realtà.

 

Quello che viene fatto, ad esempio per creare una pianta di mais che produca direttamente un pesticida contro un dato parassita, è di prendere un batterio BT (Bacillum Thuringiensis), modificarlo per renderlo maggiormente tossico e moltiplicare quel gene.

 

In pratica si inserisce un pezzo del virus chiamato promoter che produce di continuo quel tipo di gene. Se ne fanno milioni di copie e queste vengono sparate su un piatto di altre cellule sperando che finiscano nel DNA di queste ultime. Sono le cellule che verranno poi clonate nelle piante.

 

Il processo di inserimento e clonazione negli esperimenti fatti con topi nutrititi con alimenti modificati BT, ha determinato danneggiamenti dei tessuti ed una risposta immunitaria come se i topi fossero stati alimentati con le tossine.

 

Un'ipotesi inquietante

Secondo Jeffrey M. Smith, americano fondatore dell' “Institute for responsible technology”, in un suo libro, denuncia i pericoli degli organismi geneticamente modificati (Ogm) e afferma che i cibi Ogm provocano intossicazioni, allergie e possono causare anche il cancro.

 

Lo studioso e ricercatore americano sostiene di essersi basato su dati scientifici e denuncia i rischi taciuti per anni negli Stati Uniti a causa di pressioni, inganni e manovre per camuffare la verità a vantaggio dell'industria biotecnologica.

 

Quello che sul mercato viene presentato come un cibo senza effetti negativi sulla salute, in realta', avrebbe provocato almeno un centinaio di morti e tra i 5 e i 10 mila malati gravi per l'assunzione di L-triptofano, un aminoacido usato come supplemento negli alimenti geneticamente modificati.

 

Sulle pagine del libro ''Seeds of deception'' (Semi dell'inganno), Smith rivela anche come, nel processo per la creazione dei cibi Ogm, vi sia il rischio del trasferimento negli organi umani di una categoria di geni, i cosiddetti promotori, che permettono di attivare il trans-gene. Questi geni sono considerati responsabili di imprevedibili effetti sulla salute, compresa la potenziale crescita di cellule pre-cancerogene.

 

In particolare, il latte di mucche cresciute con un ormone geneticamente modificato, contiene una quantita' eccessiva dell'ormone “Igf-1”, che costituisce uno dei piu' alti fattori di rischio, per il cancro al seno e alla prostata.

 

Nonostante persino l'Organizzazione mondiale per la sanita' (Oms) abbia dimostrato la preoccupazione che gli Ogm possano provocare malattie immuni agli antibiotici, gli Stati Uniti hanno per anni taciuto su tale eventualità, facendoli passare per cibi sicuri, ha spiegato Smith.

 

Egli sostiene che molti studi sono stati distorti e gli scienziati che hanno provato a denunciare i problemi alla salute provocati dagli Ogm sono spesso stati privati di responsabilita' o addirittura licenziati

 

Gli alimenti OGM che mangiamo sono stati testati solo per 90 giorni su animali.

Il tema degli Ogm è sicuramente molto vasto e complesso, ma  credo sia giusto fare alcune considerazioni:

 

1. L’adozione delle colture OGM ha condotto a un massiccio aumento dell’uso di pesticidi. Studi governativi dimostrano che l’uso dell’erbicida Roundup (glifosato) è aumentato 15 volte negli Stati Uniti e quasi dell’80% in Brasile. Ciò ha causato a livello mondiale un aumento del numero di erbe infestanti resistenti al glifosato, più elevati costi di produzione per gli agricoltori e gravi danni all’ambiente. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno registrato un aumento nell’uso di pesticidi tossici. Il maggior ricorso al glifosato non serve a far diminuire l’uso di altri pesticidi. Tra il 2002 e il 2006 l’uso di 2,4 D per trattare la soia è più che raddoppiato(componente dell’agente Orange noto perchè utilizzato nella guerra in Vietnam). Tra il 2002 e il 2005 l’uso dell’atrazina (vietata in Europa perché dannosa alla salute) per il mais è aumentato del 12% negli Stati Uniti.

 

2. Le colture OGM non servono a combattere la fame e la povertà. La grande maggioranza delle colture GM finora commercializzate viene utilizzata nei mangimi per animali e serve ad alimentare i mercati della carne e del bestiame dei paesi ricchi industrializzati, non a sfamare i poveri.

 

3. Le colture OGM, concorrono a sottrarre terra fonte di sostentamento ai piccoli agricoltori e non contrastano la povertà. Meno del 2% di tutto il mais coltivato in Europa è geneticamente modificato e cinque stati europei hanno vietato il mais della Monsanto per le crescenti prove del suo impatto negativo sull’ambiente. Un’analisi dell’andamento delle biotecnologie in Europa ha confermato che il settore non produce risultati positivi.

 

4. Molti OGM vengono realizzati con la capacità di resistere a insetticidi e pesticidi (tossici e cancerogeni). Conseguenza: se ne possono impiegare in quantità molto maggiori…..........tanto la pianta resiste!!!  Ma tali sostanze velenose vanno nel terreno (e naturalmente rimangono sulla pianta) e, oltre a contaminare le falde acquifere entrano nel circuito alimentare. Inoltre, chi produce Ogm produce spesso anche gli insetticidi che così si possono usare in maggiore quantità (il circolo si chiude in modo molto “elegante”). Non parliamo poi del principio di precauzione, per cui si dovrebbe fare molta attenzione a spacciare per “scientificamente dimostrato” ciò che non lo è assolutamente. Eric Lander, Direttore del Progetto “Genoma Uomo” ha dichiarato: “Quanto più approfondiamo le nostre conoscenze relative alla genetica, tanto più interrogativi si presentano”. Non sono solo quindi logica e buon senso a dirci di evitare l’uso degli OGM, ma anche tanti studi, ricerche, dati di fatto.

 

 

 

L'opinione del dott. Antonello Pasciuto della European Academy for Environmental Medicine”

Da più voci, viene sollevata la preoccupazione che malattie croniche ai reni, al fegato potrebbero svilupparsi negli animali alimentati con OGM dopo 6 mesi, un anno, 5 anni e oltre.

 

Purtroppo non lo possiamo sapere con certezza dato che, studi di lungo periodo, non sono mai stati avviati.

 

Un altro motivo di perplessità deriva dal fatto che gli organismi OGM sono coperti da brevetti e, in base alle leggi vigenti, raramente le società detentrici consentono sperimentazioni a terzi che non siano gli organismi ufficiali come la USDA e la EFSA (enti nazionali che non hanno ritenuto di estendere i test di sicurezza oltre i 90 giorni).

 

Appare davvero rischioso consentire a milioni di persone di nutrirsi con prodotti OGM prima che siano stati condotti dei rigorosi controlli tossicologici di lungo periodo, sopratutto in presenza di numerosi motivi di preoccupazione.

 

Nell'unico studio sugli alimenti OGM effettuato su individui umani, 7 volontari hanno mangiato soia Roundup-ready. Si tratta di semi di soia che sono resi resistenti agli erbicidi con l'inserimento di geni che consentono alle piante di sopravvivere quando vengono irrorate con dosi altrimenti letali di Roundup.

 

In tre dei sette volontari, il gene inserito nella soia si è trasferito nel DNA dei batteri intestinali, e ha continuato ad agire molto tempo dopo che era stata interrotta l'alimentazione con la soia OGM!

 

Ci sono gravi implicazioni mediche in questa constatazione.

 

Il Prof. Mariano Bizzarri, medico, oncologo, ricercatore, docente di Biochimica e professore di Patologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell'Università La Sapienza di Roma e autore del libro “Un gene di troppo” sostiene che gli OGM non possono essere considerati sicuri e cita oltre 4.000 riferimenti bibliografici a sostegno delle proprie tesi.

 

Le opinioni di Carlin Petrini - Slow Food e del prof. Dario Bressanini

Riporto anche una posizione molto forte in favore degli OGM del prof. Bressanini - ricercatore presso il Dipartimento di Scienze chimiche e ambientali dell’Università dell’Insubria (Como).

 

Si tratta di una replica che il professore ha confezionato in risposta all'articolo di Carlin Petrini - Slow Food - apparso sull' Espresso del 10 febbraio scorso a titolo “OGM - Perchè dico no dieci volte”

  

1. Contaminazione

Petrini: coltivare OGM in sicurezza, in Italia, è impossibile; le aziende sono di piccole dimensioni e non ci sono barriere naturali sufficienti a proteggere le coltivazioni biologiche e convenzionali. L’agricoltura fa parte di un sistema vivente che comprende la fauna selvatica, il ciclo dell’acqua, il vento e le reazioni dei microrganismi del terreno: una produzione OGM non potrà restare confinata nella superficie del campo in cui viene coltivata.

 

Bressanini:  sono disponibili vari studi che dimostrano come la coesistenza sia perfettamente possibile. Le distanze da tenere possono variare da pochi metri (come per il riso) a decine di metri (come il mais) o addirittura non servire, in tutti quei casi dove le piante si auto fecondano e non rilasciano polline nell’ambiente. 

 

Ndr: Nel mondo vi sono numerose cause legali di agricoltori tradizionali che denunciano le grandi multinazionali per danni alle loro colture dovute all'inquinamento degli OGM.

 

In particolare cito il caso di un agricoltore che si chiama Percy Schmeiser del Saskatchewan, in Canada che da 50 anni utilizzava le  sementi autoprodotte; nel 1998 si è trovato con l'azienda contaminata dal polline della colza Roundup Ready a causa delle coltivazioni OGM di altri agricoltori della zona.

 

La sua produzione utilizzata per nutrire gli animali causava una diminuzione del tasso di natalità degli animali anche del 50%, ed i danni subiti ammontavano a 400.000 dollari.

 

Dopo 10 anni di battaglie legali, Schmeiser ha vinto la causa presso la Corte Federale canadese nel 2008 e la Monsanto fu costretta al risarcimento e alla bonifica dei 320 ettari della sua azienda.

 

Più di recente, Riceland Foods, la più grande cooperativa di riso negli Stati Uniti ha vinto la causa intentata contro la Bayer Corporation dopo che la sua naturale produzione di riso, a grani lunghi, era stata contaminata da riso geneticamente modificato della Bayer.

 

E 'stata solo una delle circa 3.ooo cause simili intentate contro la Bayer negli ultimi anni.

 

In questo caso, il riso geneticamente, noto come LibertyLink, non è mai stato effettivamente approvato per coltivazione commerciale. Si tratta di una coltura sperimentale, destinata ad essere seminata per scopi di ricerca. 

 

Tuttavia, è un perfetto esempio di come sia impossibile, contenere le colture geneticamente modificate una volta introdotte in una zona.

 

Possiamo dedurre che le affermazioni del prof. Bressanini non sono così indiscutibili come appare dalla sua brillante esposizione.

 

 

2. Sovranità alimentare

 

Petrini: Come potrebbero gli agricoltori biologici, biodinamici e convenzionali essere sicuri che i loro prodotti non siano contaminati? Una diffusione, anche limitata, delle coltivazioni OGM in campo aperto, cambierebbe per sempre la qualità e la situazione attuale della nostra agricoltura, annullando la nostra libertà di scegliere quel che mangiamo.

 

Bressanini: le misure di coesistenza sono fatte apposta per non far perdere la certificazione biologica, rimanendo sotto il livello legale dello 0,9% di commistione. Livello che già si applica ora in Italia dove pure non si possono coltivare OGM.

 

I semi che gli agricoltori biologici di mais comprano, ad esempio, possono già contenere tracce di mais OGM, e il prodotto finale può contenerne sino allo 0,9% senza perdere la certificazione.

 

Già oggi nei prodotti biologici si riscontrano tracce di OGM (o di pesticidi) senza che venga persa la certificazione. 

3. Salute

Petrini: Ci possono essere problemi di salute per animali alimentati con OGM.

 

Tutti gli studi seri in questo campo hanno smentito questo fatto. Sono stati pubblicati articoli, i più recenti di Seralini, dove rianalizzando con metodi statistici vecchi esperimenti si sostiene che il mais OGM possa causare alterazioni fisiologiche.

 

Varie istituzioni scientifiche hanno più volte smentito queste conclusioni bollando come “sballate” le tecniche statistiche usate da Seralini. Purtroppo gli attivisti continuano a citare questi lavori senza citare le varie bocciature.

 

In più, che non esistano rischi sanitari dagli OGM, oltre che innumerevoli rapporti scientifici e l’EFSA, lo hanno ammesso anche gli oppositori agli OGM, tra cui Slow Food, nel loro rapporto “Le ragioni di chi dice no” “i rischi delle attuali Piante Geneticamente Modificate sono molto bassi se non assenti”.

 

Si può discutere se il mais sia o meno il cibo più adatto ai bovini (cfr.Il Dilemma dell’onnivoro, Michael Pollan, Adelphi) ma questo esula dal fatto che il mais sia geneticamente modificato o meno.

 

E’ pero’ un fatto, poco noto agli italiani, che il mais Bt resistente agli insetti è più sano per l'uomo perchè contiene meno tossine (fumonisine), che invece sono presenti in misura maggiore nel mais italiano sia convenzionale che biologico e che possono raggiungere livelli preoccupanti, soprattutto per le donne in gravidanza. 

 

E da quel mais possono passare al latte delle vacche e quindi nel formaggio, anche DOP come dimostrato da un’inchiesta de “Il Salvagente”.

 

Sugli OGM sono stati fatti studi per vedere se la composizione del latte o della carne di animali nutriti da OGM era in qualche modo diversa, e non è risultato nulla di anomalo.

 

Ndr - Dal “THE THELEGRAPH” del 14 febbraio 2012

 

Le ricerche dimostrano che i pesticidi tossici impiantati nelle colture agricole OGM si riscontrano nel sangue delle donne incinte e i loro bambini non ancora nati

 

Gli scienziati del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia, presso l'Università di Sherbrooke Centro Ospedaliero in Quebec, hanno prelevato decine di campioni da donne in gravidanza.

 

Tracce delle tossine sono stati trovate nel 93 per cento delle madri in gravidanza e nell' 80 per cento dei cordoni ombelicali.

 

Uno dei ricercatori ha riferito alla rivista scientifica Tossicologia della Riproduzione: "Questo è il primo studio fatto per evidenziare la presenza di pesticidi associati agli alimenti geneticamente modificati nel sangue delle donne gravide, delle donne non gravide e nei tessuti fetali."

 

La ricerca ha dimostrato che i prodotti chimici sono giunti nel corpo attraverso la carne, il latte e le uova provenienti da allevamenti di bestiame alimentato con mais OGM.

 

Peter Riley, direttore di GM Freeze, un gruppo che si oppone all'impiego degli OGM in agricoltura, ha descritto questa ricerca come "molto significativa".

 

I risultati sembrano contraddire l'industria OGM che da molto tempo sostiene che le sostanze chimiche potenzialmente nocive portate dai geni inseriti nelle piante non avrebbero alcun effetto negativo per il corpo umano.

 

Purtroppo, la maggior parte della ricerca globale utilizzata per dimostrare la sicurezza delle colture geneticamente modificate è stata finanziata dall'industria stessa.

 

 

4. Libertà

Petrini: Le coltivazioni OGM snaturano il ruolo dell’agricoltore che da sempre migliora e seleziona le proprie sementi. Con le sementi GM, invece, la multinazionale è la titolare del seme: ad essa l’agricoltore deve rivolgersi ad ogni nuova semina (poiché, come tutti gli ibridi, in seconda generazione gli OGM non danno buoni risultati) ed è proibito tentare miglioramenti se non si pagano costose royalties.

 

Bressanini: non tutti gli OGM sono ibridi e non tutti sono prodotti da multinazionali.

 

La maggior parte degli agricoltori (convenzionali o biologici) acquista semi ogni anno, e mi stupisce che Petrini non lo sappia.

 

Sono ormai finiti i tempi, da quasi un secolo, in cui gli agricoltori miglioravano le proprie sementi, perchè’ ora si preferisce acquistare sementi certificate, prive di virosi, e con germinazione e qualità molto elevata

 

Salvare i propri semi per l’anno successivo, a parte casi specifici e su piccola scala, può portare ad una riduzione notevole della qualità del raccolto.

 

In più le aziende produttrici di semi (che sono spesso le stesse che producono OGM) svolgono ricerca e sviluppo e lanciano sul mercato sempre nuove colture.

 

Ad esempio i semi dei pomodori di Pachino (quelli famosi a grappolo) sono sviluppati da una azienda biotech israeliana, la Hazera Genetics, non certo dagli agricoltori “che da sempre migliorano il seme”.

 

Gli ibridi esistono da quasi un secolo. I coltivatori di mais italiano comprano ibridi (non ogm) ogni anno. Per molte altre colture sono stati sviluppati gli ibridi. Se gli agricoltori li usano evidentemente gli conviene. Nessuno li obbliga. Lasciamoli liberi di scegliere.

 

Gli OGM sviluppati dalla ricerca pubblica, anche italiana, sarebbero disponibili per gli agricoltori come qualsiasi altra coltura sviluppata nel secolo precedente.

 

Ad esempio il grano Senatore Cappelli, tanto decantato ultimamente, non è stato “selezionato dagli agricoltori”, ma è il risultato del lavoro di un genetista agrario italiano, Nazareno Strampelli, che ha selezionato una varietà tunisina di grano duro, adattata al clima italiano, e l’ha resa disponibile agli agricoltori.

 

Oltre ai maiscoltori, che hanno già manifestato l’interesse a provare in campo gli OGM, esistono anche altri agricoltori interessati.

 

 

5. Economia e cultura

 

Petrini: I prodotti OGM non hanno legami storici o culturali con un territorio. L’Italia basa buona parte della sua economia agroalimentare sull’identità e sulla varietà dei prodotti locali: introdurre prodotti senza storia indebolirebbe un sistema che ha anche un importante indotto turistico.

 

Bressanini: se questi ragionamenti fossero stati fatti nei secoli scorsi in Italia non si sarebbe potuto importare pomodori, patate, mais, zucchine, melanzane, per non parlare del recente Kiwi, e cosi’ via.

 

Il patrimonio agroalimentare italiano e’ ricco proprio perchè e’ stato in grado di adattare al proprio territorio prodotti di altri paesi. Il gia’ citato grano Senatore Cappelli è una varietà tunisina, senza “legami storici o culturali con un territorio”.

 

In più esistono molti OGM completamente italiani, sviluppati dalla ricerca pubblica italiana. Pomodoro, melanzana, melo… Lasciamo liberi gli agricoltori di scegliere.

 

 

6. Biodiversità

 

Petrini: Le colture OGM impoveriscono la biodiversità perché hanno bisogno di grandi superfici e di un sistema mono colturale intensivo. Se si coltiva un solo tipo di mais, si avrà una riduzione anche dei sapori e dei saperi.

 

Bressanini: gli OGM possono arricchire la biodiversita’, riportando in auge varietà vegetali che non si possono piu’ coltivare per via di virosi, attacchi di insetti o altro.

 

Non e’ affatto vero che gli OGM abbiano bisogno di grandi superfici: dipende ovviamente dalle colture. Un esempio di piccola coltura salvata dalle biotecnologie e’ la papaya delle Hawaii dove piccoli agricoltori ora possono continuare a coltivarla.

 

Ed essendo il risultato della ricerca pubblica gli agricoltori non hanno bisogno di pagare royalties o di ricomperare i semi.

 

Il gene desiderato si può inserire in ogni coltura. Non c’è “un solo tipo di mais”. Una volta costruito un “evento” (questo è il termine tecnico) si può trasferire il gene con degli incroci tradizionali ad altre varietà.

 

In Argentina, ad esempio, esistono centinaia di diverse varietà di soia OGM, cosi’ come esistono molte varietà di mais e molte varietà di cotone. Quando si parla di “mais OGM” non si intende che ne esista una sola varietà.

 

Come altro esempio si può prendere la patata resistente alla dorifora, al virus dell’accartocciamento delle foglie e al virus Y.

 

Queste resistenze sono state inserite in alcune varietà di patata e nulla vieta che si possano inserire in altre varietà, come e’ stato fatto recentemente in Russia con una varietà locale. Avrebbero esattamente lo stesso sapore, le stesse proprietà organolettiche, ma sarebbero resistenti ad insetti e virus, e quindi sarebbero più sane e di miglior qualità perché necessiterebbero di meno agrofarmaci.

 

7. Ecocompatibilità

Le ricerche su OGM indicano due “vantaggi”: la resistenza ad un parassita del mais (la piralide) e a un diserbante (il glifosatO). Quindi, essi consentirebbero un minore impiego di chimica di sintesi; ma la piralide del mais può essere combattuta seriamente solo con la rotazione colturale, e la resistenza a un diserbante porta ad un uso più disinvolto del medesimo nei campi, dato che non danneggia le piante coltivate ma solo le erbe indesiderate.

 

Bressanini: esistono colture che resistono a vari erbicidi (non solo il glifosatO), tra cui la soia, il mais, la colza e la barbabietola da zucchero.

 

Gli erbicidi, a meno di voler tornare ai tempi delle mondine, sono largamente utilizzati in tutta l’agricoltura convenzionale. Gli erbicidi associati agli OGM sono spesso meno tossici di quelli che vanno a sostituire.

 

Esistono colture resistenti ai virus (patata, papaya, zucchina) per i quali non esistono soluzioni efficaci convenzionali.

 

Le colture OGM hanno  già portato ad una riduzione del consumo di insetticidi, nei paesi dove le colture Bt, come il mais che si vorrebbe seminare in Italia, sono coltivabili.

 

In particolare in Asia le riduzioni di pesticidi utilizzati sono state spettacolari con grande miglioramento della situazione sanitaria degli agricoltori e dell’ambiente.

 

Impedire che questa tecnologia (che combatte non solo la piralide ma anche altri insetti, come la diabrotica) venga utilizzata in Italia significa preferire che ogni anno vengano riversati nel nostro territorio tonnellate e tonnellate di pesticidi che avremmo potuto tranquillamente evitare.

 

La rotazione non è un sistema applicabile in pratica nel nostro territorio (ci spieghi Petrini come mai in pianura padana gli agricoltori sono cosi’ poco accorti da non usarla e invece preferiscono spargere tonnellate di insetticidi ogni anno per combattere piralide e diabrotica).

 

8. Precauzione

Petrini: A circa trent’anni dall’inizio dello studio sugli OGM, i risultati in ambito agroalimentare riguardano solo tre prodotti (mais, colza e soia). Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche e questa scienza è ancora rudimentale e in parte affidata al caso.

 

Vorremmo ci si attenesse ad atteggiamenti di cautela e precauzione, come hanno fatto Germania e Francia, che hanno vietato alcune coltivazioni di OGM.

 

Bressanini:  che “Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche” è una stupidaggine colossale che qualunque studente di biologia può smentire. Un gene e‘ un gene! Mi può Petrini citare un lavoro serio dove si documenta che “Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche” ?

 

Che sia falso lo dimostra il fatto che sono stati sviluppati ormai centinaia di OGM diversi, per rispondere a vari problemi agricoli. Dalla vite al pomodoro al riso al frumento. Solo che questi OGM sono ancora nei cassetti delle universita’ dove sono stati sviluppati per via dell’avversione a queste tecnologie.

 

È intellettualmente disonesto quindi, dopo essersi opposti all’introduzione di altri OGM, sostenere che ci sono solo pochi prodotti sul mercato.

 

Anche in italia, nelle serre di molte universita’, ci sono ogm pronti di vari tipi, dalla mela della valle d’aosta alla melanzana resistente al pomodoro san marzano.

 

Sono in arrivo, nei prossimi cinque anni, centinaia di nuovi OGM, per la maggior parte frutto della ricerca pubblica.

 

Francia e Germania hanno vietato il mais OGM con motivazioni politiche, non scientifiche. Nessuna delle passate decisioni di vietare le coltivazioni nella UE è stata poi supportata da un parere scientifico favorevole e sono quindi da considerarsi decisioni dettate dalle esigenze politiche interne ai due paesi dove l’opposizione agli OGM non è meno forte che da noi in Italia.

 

In Spagna invece se ne coltivano circa 80.000 ettari con grande soddisfazione degli agricoltori che li utilizzano che hanno rese più elevate e utilizzano meno pesticidi.

 

L’EFSA ha ribadito che il divieto applicato in Francia non è fondato scientificamente e alle stesse conclusioni è arrivata la commissione centrale tedesca per la biosicurezza.

 

9. Progresso

 

Petrini: Gli Ogm sono figli di un modo miope e superficiale di intendere il progresso. È sempre più chiaro per consumatori, governi e ricercatori, il ruolo dell’agricoltura di piccola scala nella protezione dei territori, nella difesa del paesaggio e nel contrasto al riscaldamento globale.

 

Invece di seguire le sirene dei mercati, la ricerca dovrebbe affiancare l’agricoltura sostenibile e mettersi a disposizione delle sue esigenze.

 

Bressanini: per nutrire e soddisfare i bisogni di milioni di persone (in Italia) e miliardi (in tutto il mondo) è ridicolo pensare di ritornare all’agricoltora su piccola scala.

 

Adoro il Lardo di Colonnata, mi piacciono le cipolle di Tropea, cucino le lenticchie di Castelluccio, ma quando cucino la pasta so che questa è prodotta in Italia usando frumento in larga parte importato dall’estero e coltivato su larga scala.

 

Quando mangio il parmigiano so che questo è prodotto con latte di vacche alimentate con soia (in larga parte OGM) coltivata su larga scala. La retorica della piccola produzione è, appunto, solo retorica. Va benissimo per alcune nicchie, che tutti possiamo apprezzare, ma generalizzarla è senza senso.

 

10. Fame

 

Petrini: I relatori Onu dicono che l’agricoltura familiare difende le fasce di popolazione a rischio di malnutrizione. Le multinazionali invece promettono che gli Ogm salveranno il mondo dalla fame: eppure da quando è iniziata la commercializzazione (circa 15 anni fa) il numero degli affamati non ha fatto che crescere, proprio come i fatturati delle aziende che li producono. In paesi come l’Argentina o il Brasile la soia OGM ha spazzato via produzioni come patate, mais, grano e miglio su cui si basa l’alimentazione.

 

 

Bressanini: È ben documentato dalle agenzie internazionali come la FAO, l’ONU e la Banca Mondiale come le biotecnologie siano gia’ state utili per combattere la poverta’, soprattutto attraverso l’unico OGM per ora diffuso nei paesi poveri: il cotone Bt. Non si mangia, ma e’ Buono, Pulito e Giusto.

 

La coltivazione convenzionale del cotone fa largo uso di pesticidi, con effetti spesso deleteri per l’ambiente e per gli agricoltori.

 

Il cotone Bt è usato ormai da più di 9 milioni di agricoltori, soprattutto in India e in Cina, e il rapporto della Banca mondiale lo definisce «un OGM win-win-win», ossia di successo su tre fronti:” Ha ridotto le perdite dei raccolti, ha aumentato i profitti dei contadini e ha fortemente ridotto l’uso di pesticidi per milioni di piccoli agricoltori”.

 

Ndr - I dichiarati benefici del cotone transgenico BT non sono condivisi da molti agricoltori dell'India che, in diversi casi, hanno avuto rese e costi peggiori rispetto alle varietà tradizionalmente coltivate.

 

Fanno pensare  le rimostranze dei pastori del distretto Andhra Pradesh  che abitualmente pascolano il loro gregge di pecore e capre sui campi di cotone dopo la raccolta.

 

Lamentano che diversamente dagli anni precedenti il 2002 (anno in cui è stata autorizzata la coltivazione del cotone OGM in India) hanno riscontrato gravi problemi di salute ai loro animali.

 

Dopo aver pascolato per 3/4 giorni e mangiato foglie e baccelli di cotone OGM, le pecore e le capre mostrano i seguenti sintomi in ordine alla loro comparsa: 

  • dal secondo giorno in poi anoressia, tosse e secrezione nasale , difficoltà nella respirazione;  scolo nasale mucopurolente occasionalmente tinto di sangue, urine di color rosso, gonfiore, meteorismo
  • dal 3° giorno edema oculare, muso gonfio, in alcune pecore difficoltà a restare in piedi, diarrea
  • dal 4° giorno di alimentazione con foglie e baccelli di cotone OGM, in alcune pecore colpite dalla patologia sopraggiungeva la morte. 

Deduzioni finali

 

Mi limito a sintetizzare alcuni punti che sembrano solidi e condivisibili lasciando ad ognuno di maturare le proprie convinzioni a favore o contro gli OGM sulla base del materiale che ho riportato:

 

La scienza non si può fermare. La conoscenza che ne deriva è la strada del progresso (senza di essa saremmo ancora all'età della pietra) ma occorre tener presente che la scienza ha dei limiti, sopratutto quando affronta le origini profonde della vita.

 

 

La prudenza è d'obbligo quando si opera sui principi vitali che possono modificare, anche solo accelerandoli, i processi naturali.

 

Prima di diffondere la coltivazione di una varietà vegetale con il DNA modificato occorrono certezze che, anche nel lungo periodo, escludano ogni possibile danno alla salute o all'equilibrio dell'ambiente. Non è sufficiente che non vi siano evidenze sulla pericolosità.

 

Appare rischioso consentire il consumo su larga scala di alimenti OGM per l'uomo o per gli animali prima che siano stati fatti dei rigorosi controlli tossicologici di lungo periodo.

 

Le forme della vita sono patrimonio della terra e dell'umanità, non possono essere lasciate in esclusiva proprietà di multinazionali.

 

Sono da condannare le varietà OGM resistenti agli erbicidi come il Roundup-ready verso il glifosato poichè non solo vengono commercializzate unicamente a beneficio di una multinazionale ma, di fatto, sono legate ad un aumento dell'uso di erbicidi dannosi alla salute e all'ambiente.

 

Si tratta della peggiore logica del profitto che va respinta con decisione trattandosi di un'operazione “sporca”.

 

Prima di sviluppare qualsiasi coltura OGM è necessario che venga esclusa ogni contaminazione del patrimonio genetico esistente per mezzo del polline che, trasferito dagli insetti, dal vento ecc. anche a notevoli distanze dai campi OGM, va a modificare le altre coltivazioni. 

 

Di fatto in molti casi non vi è possibilità di evitare la contaminazione del polline se non con piante auto fecondanti o con piante rese sterili con un ulteriore intervento di ingegneria genetica.

 

Il consumatore deve avere la possibilità di scegliere gli alimenti di cui si nutre per cui è imperativo che sulle confezioni dei prodotti alimentari vengano indicati anche minimi contenuti di prodotti OGM inclusi i casi di alimentazione del bestiame con OGM.

 

La biodiversità è un patrimonio della terra e dei suoi abitanti e deve essere salvaguardato così come come vanno salvaguardate da ogni rischio di contaminazione le produzioni biologiche.

 

Conclusioni

 

In base ai lavori scientifici disponibili attualmente appare giudiziosa una netta opposizione all'utilizzo degli OGM nelle colture agricole destinate all'alimentazione umana e a quella animale.

 

Per evitare possibili rischi nel lungo periodo, prima di autorizzare la coltivazione in campo e consentire che gli OGM vengano adibiti al consumo umano e /o animale è comunque opportuno che vengano testati in modo inequivocabile nel lungo periodo   da organismi qualificati e indipendenti.

 

Per una libera scelta da parte del consumatore, è imperativo inoltre, che non solo negli alimenti, dove vi è anche la minima presenza di organismi geneticamente modificati, questi vengano chiaramente indicati in etichetta ma che vengano indicati in etichetta anche gli alimenti di origine animale quando gli animali sono stati nutriti con OGM (oggi esentati dalla tracciabilità dalle norme vigenti).